Ti sentirai in salute ma il tuo rischio vascolare potrebbe essere altissimo: ecco cosa significa

Se ti senti in perfetta salute, ma il tuo rischio vascolare risulta comunque molto elevato, ti trovi in una condizione di pericolo silenzioso in cui il cuore e il sistema arterioso vengono messi a dura prova senza che vi siano sintomi evidenti o manifestazioni cliniche immediate. Questa situazione è piuttosto comune e rappresenta uno dei motivi per cui le malattie cardiovascolari sono spesso improvvise e potenzialmente devastanti anche in persone apparentemente sane.

Il rischio vascolare è un nemico silenzioso

La probabilità di sviluppare una patologia del sistema cardiovascolare può essere altissima anche in individui che non riferiscono alcun disturbo e si percepiscono in ottima forma. Questo perché i fattori che favoriscono l’insorgenza di eventi come infarto, ictus o altre malattie cardiache spesso agiscono lentamente e in maniera subdola sulle pareti dei vasi sanguigni e sul muscolo cardiaco, compromettendone la funzionalità nel tempo senza dare segnali inequivocabili fino a che il danno non diventa grave o irreversibile.

Essere ad alto rischio cardiovascolare non vuol dire aver già ricevuto una diagnosi di malattia cardiaca conclamata, ma piuttosto trovarsi in quella condizione critica in cui numerosi fattori predisponenti si sommano, portando ad una probabilità di sviluppare eventi acuti molto più alta rispetto alla popolazione generale. Purtroppo, la maggior parte delle persone scopre la reale entità del proprio rischio solo quando si verifica un evento importante, come un ictus o un infarto.

I principali fattori che aumentano il rischio vascolare senza sintomi

Tra i principali elementi che concorrono ad aumentare la probabilità di andare incontro a una malattia cardiovascolare rientrano:

  • Ipertensione arteriosa: valori di pressione costantemente elevati rappresentano uno dei più potenti acceleratori di danno vascolare. L’ipertensione favorisce l’ispessimento e la perdita di elasticità delle arterie, microlesioni dell’endotelio e formazione di placche aterosclerotiche. Spesso, la pressione alta non dà sintomi fino a che non provoca complicanze rilevanti.
  • Ipercolesterolemia: il colesterolo LDL elevato si accumula nei vasi e, ossidandosi, innesca una risposta infiammatoria che sfocia nella formazione di placche. Queste possono ostruire il flusso sanguigno o, in caso si distacchino, provocare trombosi e infarti. Anche valori non eclatanti di colesterolo possono, in combinazione con altri fattori negativi, aumentare il rischio globale.
  • Diabete mellito: la presenza di glicemia elevata nel tempo provoca danni alle pareti arteriose, favorendo processi ossidativi e alterazioni che accelerano l’aterosclerosi e le sue complicanze.
  • Fumo di sigaretta: il tabacco favorisce molteplici processi di danno vasale, aumentando infiammazione, trombosi, rigidità delle pareti arteriose e riducendo la quota di colesterolo “buono”.
  • Sovrappeso e obesità addominale: il grasso viscerale è fortemente associato a uno stato di infiammazione cronica, resistenza insulinica e aumento della probabilità di sviluppare diabete e sindrome metabolica.
  • Età avanzata e familiarità: il progredire dell’età e la presenza di una storia familiare di malattie cardiovascolari, in particolare se manifestatesi in giovane età, costituiscono fattori non modificabili ma che devono essere attentamente valutati nella stima del rischio personale.
  • All’aumentare del numero dei fattori presenti, il rischio cardiovascolare non cresce in maniera sommatoria, ma spesso esponenziale, rendendo fondamentali sia la prevenzione sia la correzione degli stili di vita.

    Il paradosso della “percezione di benessere”

    Uno degli aspetti più critici delle malattie cardiovascolari è proprio la loro capacità di progredire senza che il soggetto se ne accorga: ci si può sentire pieni di energia e in salute, pur avendo un rischio elevatissimo di andare incontro a un evento vascolare grave. A differenza di altre condizioni che danno dolori, fastidi o segni premonitori, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia o il diabete di tipo 2 spesso restano asintomatici per anni.

    Questo paradosso porta molte persone a trascurare controlli periodici e prevenzione primaria, convinte che uno stile di vita attivo o l’assenza di malesseri sia sufficiente a garantire lunga vita e protezione. In realtà, la letteratura scientifica sottolinea come la maggioranza degli eventi cardiaci acuti colpisca individui che non erano a conoscenza della propria condizione di rischio.

    Prevenzione, monitoraggio e stili di vita: le armi principali

    Il primo passo per ridurre il rischio vascolare, soprattutto se si appartiene a categorie più esposte (over 50 per gli uomini, over 65 per le donne, famigliarità, pressione o colesterolo elevati anche moderati), è rappresentato dalla valutazione periodica dei principali indicatori di salute:

  • Misurazione regolare della pressione arteriosa.
  • Controllo periodico di colesterolo totale, HDL, LDL e trigliceridi.
  • Valutazione della glicemia e, se necessario, emoglobina glicata.
  • Monitoraggio del peso corporeo e della circonferenza addominale.
  • Stima globale del rischio attraverso strumenti come lo SCORE o altri algoritmi clinici validati per la popolazione italiana.
  • Per mantenere un profilo di rischio basso è indispensabile:

  • Seguire una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura, cereali integrali, pesce azzurro, povera di grassi saturi e sale.
  • Fare attività fisica regolare, almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica moderata.
  • Non fumare e limitare l’assunzione di alcolici.
  • Gestire stress, dormire a sufficienza e, se necessario, trattare disturbi come l’apnea notturna.
  • L’esperienza clinica dimostra che anche in presenza di alcuni fattori a rischio, un cambiamento profondo degli stili di vita è spesso sufficiente a invertire la traiettoria verso lo sviluppo di patologie gravi e riduce la necessità di farmaci.

    L’importanza di una presa di coscienza collettiva

    In Italia, la prevalenza di situazioni di rischio cardiovascolare, anche tra persone in età lavorativa o giovani adulte, è elevatissima. Molti trascurano l’importanza di prevenire concretamente solo perché si sentono bene al momento. Tuttavia, la prevenzione cardiovascolare è molto più efficace, in termini di risultati e di costi per la sanità pubblica, delle terapie d’emergenza o di lunga degenza ospedaliera. È essenziale quindi un cambio di mentalità e di approccio, che parta dalla consapevolezza di quanto i valori biologici e lo stile di vita pesino sulla salute cardiaca molto più della percezione soggettiva di benessere.

    Solo adottando una strategia proattiva, fatta di controlli periodici, educazione sanitaria e modifiche stabili delle abitudini, è possibile spezzare il legame tra silenziosità dei sintomi e gravità delle conseguenze, proteggendo il sistema arterioso dai danni di una “zona rossa” di rischio che troppo spesso è invisibile agli occhi di chi la vive. In sintesi, sentirsi bene non basta: conoscere e monitorare i propri fattori di rischio è la sola strada efficace per tutelare la salute cardiovascolare a lungo termine.

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