Attenzione a questo tipo di infarto silenzioso e pericoloso: ecco cos’è l’infarto NSTEMI

L’infarto NSTEMI rappresenta una delle forme più insidiose e comuni di infarto miocardico acuto, poiché spesso può manifestarsi in maniera “silenziosa”, ovvero con sintomi molto blandi o addirittura assenti. Questa caratteristica lo rende particolarmente pericoloso: riconoscerlo tempestivamente è fondamentale per ridurre il rischio di complicanze cardiache gravi e garantire una migliore prognosi al paziente.

Che cosa distingue l’infarto NSTEMI dagli altri tipi di infarto?

L’infarto miocardico acuto si manifesta quando una porzione del muscolo cardiaco non riceve sufficiente ossigeno a causa di una riduzione o interruzione del flusso sanguigno generalmente dovuta a un’ostruzione coronaricainfarto miocardico acuto. Esistono due principali categorie di infarto, classificate secondo la loro presentazione elettrocardiografica: STEMI (ST-Elevation Myocardial Infarction) e NSTEMI (Non-ST-Elevation Myocardial Infarction). Nell’infarto STEMI si osserva un sopraslivellamento del tratto ST all’ECG, segno di una ostruzione completa della coronaria. L’NSTEMI, invece, si verifica in presenza di una occlusione parziale o transitoria della coronaria, evidenziata all’ECG da alterazioni meno evidenti.

Ciò che rende l’infarto NSTEMI particolarmente rischioso è la mancanza di sintomi tipici o la loro atipicità: molti pazienti possono percepire fastidi aspecifici o scambiare il malessere per disturbi gastrici, stanchezza o piccoli dolori muscolari, sottovalutando così la gravità della situazione.

Infarto silenzioso: perché è difficile accorgersene?

L’infarto silenzioso è un evento ischemico del cuore che si presenta in assenza di segnali evidenti. Secondo gli specialisti, circa la metà degli infarti può assumere questa forma subdola, essendo confusa con condizioni meno gravi come indigestione, affaticamento o influenza. Tra i sintomi atipici che possono essere presenti, seppur in forma blanda, si annoverano:

  • Affaticamento inspiegato, anche a riposo o svolgendo attività leggere
  • Lieve dispnea o respiro corto durante attività comuni
  • Capogiri, senso di “testa vuota” o svenimento
  • Disturbi del sonno senza causa apparente
  • Palpitazioni o percezione di battiti irregolari

Spesso, queste manifestazioni vengono sottovalutate, soprattutto in soggetti con più fattori di rischio cardiovascolare come età avanzata, ipercolesterolemia, ipertensione, fumo, diabete, sedentarietà o familiarità per malattie cardiache. Può accadere che la diagnosi venga posta in modo accidentale durante controlli per altri motivi, grazie ad esami come elettrocardiogramma o ecocardiogramma, che rilevano la presenza di danni ischemici già avvenuti.

Come viene riconosciuto e diagnosticato l’infarto NSTEMI?

Poiché i sintomi dell’infarto NSTEMI (e di quello silenzioso in particolare) non sempre sono chiari, è essenziale affidarsi agli esami diagnostici per identificarne la presenza. In assenza delle classiche alterazioni del tratto ST all’ECG, la diagnosi si basa sulla combinazione di tre elementi principali:

  • Dosaggio degli enzimi cardiaci (troponine), che aumentano in presenza di danno miocardico
  • Valutazione dei segni clinici e dei fattori di rischio associati
  • Esami strumentali come l’elettrocardiogramma (ECG), che in caso di NSTEMI mostrano alterazioni minori come sottoslivellamento del tratto ST, inversioni dell’onda T o nessun cambiamento apparente

Nella pratica clinica, soprattutto nei soggetti a rischio, la prudenza e la tempestività sono fondamentali. La comparsa di sintomi atipici associati ai fattori di rischio deve spingere a rivolgersi tempestivamente al medico. La diagnosi precoce permette di iniziare subito le terapie necessarie, riducendo il rischio di progressione verso danni irreversibili o la comparsa di complicanze quali scompenso cardiaco o nuovi episodi ischemici.

Strategie di prevenzione e importanza dello screening nei soggetti a rischio

L’alta incidenza di infarti “silenziosi” e di forme NSTEMI impone un’attenzione particolare verso la prevenzione cardiovascolare. L’obiettivo principale è modificare i diversi fattori di rischio attraverso azioni concrete:

  • Mantenere una dieta bilanciata e povera di grassi saturi
  • Praticare regolare attività fisica
  • Smettere di fumare e ridurre l’uso di alcol
  • Tenere sotto controllo pressione arteriosa, colesterolo e glicemia
  • Sottoporsi a screening periodici come ECG, ecocardiogrammi o test da sforzo soprattutto in presenza di fattori di rischio noti

Per le persone che hanno già avuto episodi di ischemia cardiaca, la gestione si avvale anche di terapie farmacologiche (antipiastrinici, statine, beta-bloccanti, ACE-inibitori) e del monitoraggio clinico costante. L’obiettivo è ridurre il rischio di nuovi eventi, proteggere il muscolo cardiaco e mantenere una buona qualità della vita.

L’infarto NSTEMI e soprattutto le forme silenziose sono la dimostrazione di quanto sia essenziale non affidarsi solo ai sintomi: la prevenzione attiva e le indagini strumentali nei soggetti a rischio rappresentano la strategia più efficace per ridurre la mortalità e le complicanze legate alle malattie cardiovascolari.

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