L’osteoporosi è una patologia metabolica dell’osso, caratterizzata da una progressiva riduzione della densità minerale ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Questo processo rende lo scheletro più fragile e incline a fratture anche a seguito di traumi minimi, come un urto banale o una semplice caduta. Sebbene sia comunemente associata all’età avanzata e in particolare alle donne dopo la menopausa, numerosi studi e dati clinici confermano che riguarda anche uomini, soggetti giovani e individui di qualsiasi etnia e condizione fisica.
Cos’è realmente l’osteoporosi e chi può essere colpito
La definizione medica di osteoporosi ne sottolinea la natura di “malattia silenziosa”: spesso si evolve senza sintomi evidenti per lunghi periodi, così che la persona che ne è affetta può non accorgersene fino a quando non si verifica una frattura. Questa caratteristica la rende insidiosa, perché permette alla perdita di massa ossea di progredire indisturbata anche per decenni. Solo la manifestazione di fratture da fragilità, in particolare a livello di vertebre, polso, femore o anche piccole ossa dei piedi, porta spesso alla diagnosi.
Anche se più frequente tra le donne in post-menopausa a causa del calo degli estrogeni, l’osteoporosi interessa anche gli uomini, soprattutto dopo i 65-70 anni. Tuttavia sono noti casi in soggetti giovani, ad esempio per predisposizione genetica, patologie croniche, uso prolungato di corticosteroidi o altre condizioni che interferiscono con il metabolismo del calcio e della vitamina D.
I segnali da non trascurare
La difficoltà di identificare l’osteoporosi nelle fasi iniziali deriva dalla scarsità di sintomi specifici. Quasi sempre la perdita di densità ossea avviene senza dolore e senza alterazioni percepibili nella vita quotidiana. Tuttavia, alcuni segnali possono suggerire la presenza di una fragilità ossea incipiente, che meritano attenzione:
- Fratture spontanee o da traumi minimi: sono il campanello d’allarme più chiaro. Una frattura vertebrale, della costola, del polso o del femore dopo una caduta banale dovrebbe immediatamente far sospettare l’osteoporosi.
- Improvviso dolore e limitazione funzionale: dopo una frattura osteoporotica, la comparsa di dolore acuto, persistente e difficoltà al movimento della parte coinvolta sono molto frequenti.
- Mal di schiena persistente: in presenza di ripetute microfratture vertebrali, può comparire un dolore lombare o dorsale, talvolta persistente o accentuato in posizione eretta e dopo aver sollevato pesi.
- Riduzione dell’altezza: una perdita progressiva e significativa di altezza (oltre 2 cm) suggerisce spesso il cedimento di una o più vertebre.
- Postura incurvata o gobba: il tipico incurvamento del dorso chiamato “gobba della vedova” è spesso la conseguenza di ripetute fratture vertebrali.
Raramente possono comparire sintomi meno specifici come sensazione di debolezza muscolare o stanchezza generalizzata, sebbene questi segnali non siano esclusivi dell’osteoporosi e possono essere presenti in numerose altre patologie.
Fattori di rischio e prevenzione
Nel valutare il rischio osteoporotico occorre soffermarsi su molteplici fattori. I più rilevanti includono:
- Età avanzata
- Sesso femminile, soprattutto dopo la menopausa
- Storia familiare di osteoporosi o di fratture per traumi banali
- Stile di vita sedentario e attività fisica insufficiente
- Dieta povera di calcio e vitamina D
- Uso prolungato di corticosteroidi o farmaci che compromettono il metabolismo osseo
- Fumo, eccesso di alcolici e altre abitudini non salutari
- Presenza di patologie croniche come diabete, malattie endocrine o reumatologiche
Per ridurre i rischi, la prevenzione riveste un ruolo fondamentale attraverso uno stile di vita sano. L’attività fisica regolare, una dieta ricca di calcio e vitamina D, l’esposizione solare controllata e la moderazione nell’uso di farmaci potenzialmente dannosi sono comportamenti chiave. I soggetti più esposti dovrebbero sottoporsi a controlli periodici, tra cui la densitometria ossea (MOC), esame di riferimento per valutare la mineralizzazione scheletrica.
Diagnosi precoce e gestione
Proprio perché silente, la diagnosi precoce può essere determinante per prevenire fratture e disabilità correlate. La densitometria ossea consente un’analisi oggettiva della densità minerale, rilevando così anche le forme iniziali non ancora clinicamente manifeste. In caso di sospetto, soprattutto nei soggetti a rischio o in presenza dei segnali descritti, il medico può richiedere ulteriori test per identificare carenze di calcio, vitamina D, analisi ormonali o marcatori di metabolismo osseo.
La gestione dell’osteoporosi prevede:
- Modifiche dello stile di vita (alimentazione, attività fisica, abolizione fumo)
- Integrazione di calcio e vitamina D quando necessario
- Terapie farmacologiche specifiche (bifosfonati, modulatori dei recettori degli estrogeni, terapie ormonali, farmaci anabolizzanti ossei, ecc.)
- Prevenzione delle cadute nelle persone anziane, con adattamento dell’ambiente domestico
- Riabilitazione in caso di fratture per ricostruire la forza muscolare e l’equilibrio
Nei casi più avanzati è possibile ricorrere anche a terapie chirurgiche per la stabilizzazione delle fratture vertebrali e all’impiego di tutori specifici.
L’importanza di riconoscere tempestivamente i segnali dell’osteoporosi risiede nella possibilità di instaurare precocemente una terapia mirata che possa rallentare il processo di perdita ossea e ridurre il rischio di fratture invalidanti. Una maggiore consapevolezza, dunque, permette di superare il pregiudizio che questa malattia sia riservata solo alle persone anziane, aiutando invece chiunque, a qualsiasi età, a prendersi cura della salute del proprio scheletro.