In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali emergenze sanitarie: sono infatti la prima causa di morte sia tra uomini che donne, incidendo su oltre il 30% di tutti i decessi registrati ogni anno. La prevalenza di questi eventi drammatici, come infarto del miocardio e ictus cerebrale, supera perfino quella di tumori e altre patologie croniche, configurando un quadro epidemiologico particolarmente allarmante per il nostro Paese. Nel solo 2021 si sono registrati oltre 217.000 decessi riconducibili a patologie cardiocircolatorie, con una percentuale che sfiora il 40% sul totale delle morti annuali in Italia. Questa situazione non solo impatta pesantemente sulla salute pubblica ma determina anche un notevole carico sui sistemi sanitari e sociali, in termini di ricoveri ospedalieri, disabilità permanente e costi assistenziali elevati.
Perché il rischio cardiovascolare è così alto in Italia?
Le motivazioni che rendono l’Italia particolarmente vulnerabile al rischio cardiovascolare sono molteplici e spesso intrecciate fra di loro. Contrariamente alla percezione comune legata a uno stile di vita “mediterraneo” più sano, nella realtà solo una piccola fetta della popolazione adulta mette in pratica costantemente comportamenti protettivi per il cuore. Secondo i dati più recenti, circa il 41% degli italiani tra i 18 e i 69 anni presenta almeno tre fattori di rischio cardiovascolare principali: parliamo di ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, fumo di sigaretta e obesità addominalemalattia cardiovascolare. Questi elementi, singolarmente o combinati, determinano nel tempo un danno progressivo ai vasi sanguigni e al muscolo cardiaco, spesso in maniera silenziosa e sottovalutata.
La situazione si complica ulteriormente alla luce di alcuni fattori socioculturali e demografici:
- Aumento dell’età media della popolazione: negli ultimi 40 anni l’Italia ha visto crescere significativamente la quota di popolazione anziana, con una concentrazione record di over 65, categoria storicamente più esposta agli eventi cardiaci gravi.
- Diffusione di abitudini dannose: nonostante la cultura enogastronomica tradizionale ponga attenzione al consumo di legumi, pesce e olio extravergine, nelle abitudini quotidiane moderne prevalgono scarsa attività fisica, consumo eccessivo di sale, zuccheri e grassi saturi, oltre a una generale tendenza a sottovalutare i controlli periodici e la prevenzione.
- Familiarità e predisposizione genetica: chi ha parenti diretti che hanno sofferto di malattie coronariche o cerebrovascolari presenta un rischio più elevato di sviluppare le stesse patologie, specie in presenza di altri fattori predisponenti (ipertensione, fumo, diabete informazioni).
I principali fattori di rischio cardiovascolare
L’eccessivo accumulo di fattori predisponenti nella popolazione italiana rende il rischio cardiovascolare particolarmente alto anche tra chi non ha ancora manifestato sintomi evidenti. Tra i fattori più incisivi troviamo:
- Ipertensione arteriosa: rappresenta il principale acceleratore di aterosclerosi e di eventi ischemici. In Italia, si stima che una persona su tre abbia valori pressori superiori alla norma, spesso senza saperlo, perché i sintomi si manifestano solo in fase avanzata.
- Ipercolesterolemia: valori elevati di colesterolo LDL “cattivo” favoriscono la formazione di placche nelle arterie, riducendo il flusso di sangue verso il cuore e il cervello. Anche in questo caso, le stime evidenziano che una ampia fascia della popolazione adulta presenta livelli fuori dai limiti consigliati.
- Diabete mellito: la presenza di diabete, soprattutto tipo 2, aumenta notevolmente il rischio di infarto e ictus, complice anche la maggiore frequenza di sovrappeso e obesità nell’età adulta e anziana.
- Abitudine al fumo: il fumo di sigaretta è uno dei maggiori fattori di rischio modificabili: agisce su molteplici fronti, accelerando processi infiammatori e trombotici e danneggiando le pareti delle arterie anche nei giovani.
- Obesità addominale: il grasso concentrato nella zona addominale si associa a un maggiore rischio di sindrome metabolica, diabete e patologie cardiache. Il tessuto adiposo viscerale promuove, infatti, uno stato infiammatorio cronico e una maggiore resistenza dell’organismo all’insulina.
Prevenzione: urgenza e opportunità
Nonostante lo scenario preoccupante, una larga parte dei decessi e delle gravi complicanze cardiovascolari è prevenibile. Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità ricordano infatti che l’80% delle morti legate alle malattie cardiovascolari può essere evitato attraverso la correzione dei principali fattori di rischio modificabili. La prevenzione si basa su quattro assi cruciali:
- Stile di vita sano: dieta ricca di vegetali, legumi, cereali integrali, pesce azzurro, olio extravergine, limitando alcol, sale, zuccheri e grassi saturi.
- Attività fisica costante: anche una semplice camminata di 30 minuti al giorno riduce sensibilmente il rischio di infarto e ipertensione.
- Monitoraggio regolare dei parametri chiave: pressione arteriosa, colesterolo, glicemia, peso corporeo e, se necessario, utilizzo di appositi strumenti di calcolo del rischio cardiovascolare.
- Stop al fumo e riduzione del consumo di alcol.
Strategie di sanità pubblica più recenti includono grandi progetti di prevenzione e screening cardiovascolare su larga scala, come quello promosso dal Ministero della Salute dal 2025 che, coinvolgendo oltre 30.000 cittadini tra i 40 e gli 80 anni, punta a identificare tempestivamente le persone a rischio per intervenire con programmi mirati di tutela e presa in carico.
L’Italia tra paradosso e potenzialità: quali scenari per il futuro
Il cosiddetto “paradosso italiano” consiste nell’avere, almeno sulla carta, uno dei migliori regimi alimentari e stili di vita considerati protettivi in ambito cardiaco, ma una reale bassa aderenza della popolazione adulta a tali comportamenti virtuosi, e livelli allarmanti di sedentarietà, obesità e altre abitudini dannose. Il progressivo invecchiamento demografico, unito all’emergere di nuovi rischi correlati (stress cronico, inquinamento ambientale, uso prolungato di farmaci vasoattivi) impone strategie sempre più aggressive di prevenzione e promozione della salute.
Le nuove campagne di sensibilizzazione e i progetti di presa in carico precoce — come il massiccio screening degli over 40 — rappresentano un passo decisivo per invertire la rotta. Tuttavia, il successo di queste iniziative dipende in modo cruciale dalla capacità di coinvolgere cittadini, istituzioni e operatori sanitari in un percorso condiviso di educazione sanitaria e adoption di stili di vita più equilibrati.
Il futuro della salute cardiovascolare in Italia passa quindi per un cambio culturale profondo, che rimetta al centro dell’agenda pubblica e privata la tutela del cuore come garanzia di benessere collettivo e longevità produttiva. Solo attraverso un’azione sinergica e trasversale sarà possibile ridurre davvero l’elevatissimo rischio cardiovascolare che, purtroppo, ancora oggi ci accomuna più di quanto si sia disposti a riconoscere.