I fiori che tradizionalmente si “soffiano” sono ben noti soprattutto ai bambini, che si divertono a spandere nell’aria la loro caratteristica nuvola di semi leggeri. Questi fiori, a livello botanico, appartengono principalmente alla famiglia delle Asteraceae e sono frutto di un processo naturale che facilita la dispersione dei semi grazie al vento e, appunto, anche allo spostamento d’aria provocato dal soffio umano.
Caratteristiche dei “fiori che si soffiano”
L’esempio più famoso di questa categoria è senza dubbio il tarassaco, riconoscibile soprattutto per la sua infiorescenza a sfera bianca e piumosa dopo la fioritura. Questa sfera formata da numerosi filamenti bianchi è quello che comunemente viene chiamato soffione.
Il tarassaco, noto anche come “dente di leone”, è un’erba perenne molto diffusa in prati, campi e ai margini delle strade in tutta Italia e in buona parte d’Europa. La pianta produce fiori gialli che, una volta impollinati, si trasformano in un’infruttescenza dalla forma sferica e leggera, composta dai semi detti acheni, ciascuno legato a un ciuffo di peli chiamato pappo. Questi peli fungeranno da “paracadute”, permettendo la dispersione dei semi a ogni soffio di vento.
Il fenomeno non è però limitato al solo tarassaco. Anche altre specie appartenenti alla stessa famiglia presentano evoluzioni simili della loro infiorescenza, che si trasforma in veri e propri “soffioni”.
Quali sono i principali fiori che si soffiano
- Tarassaco (Taraxacum officinale): è il classico “soffione”, universalmente conosciuto e apprezzato dai bambini. I suoi nomi popolari sono dente di leone, ingrassaporci, cicoria burda, pisacan, oltre al termine botanico “soffione”.
- Sonchus (Sonchus oleraceus e specie affini): anche detto “cardo mariano” o “grespino”, produce analoghe sfere di pappi bianchi che si disperdono con facilità all’aria.
- Cirsium: queste piante, appartenenti al gruppo dei cardi, sviluppano infiorescenze che, maturando, formano un pappo simile a quello del tarassaco, adatto alla dispersione anemofila dei semi.
- Crepis: specie erbacee spesso confuse con il tarassaco per morfologia e modalità di dispersione dei semi.
Tutte queste specie appartenenti alle Asteraceae (ex Composite) producono capolini: una struttura tipica di questa famiglia, dove numerosi piccoli fiori sono riuniti in un’unica infiorescenza. Dopo la fioritura, il capolino evolve nel caratteristico soffione, pronto a disperdere i semi col minimo spostamento d’aria.
Processo di formazione dei soffioni
Il ciclo di vita di questi fiori prevede la trasformazione del fiore in soffione: inizialmente il fiore è giallo e compatto; dopo la fase di impollinazione, il fiore appassisce e la pianta matura i semi, che si collegano ai pappi formando la nota “testa” sferica biancastra. Questa è progettata dalla natura per facilitare la riproduzione attraverso la dispersione anemofila, vale a dire mediante il vento. Anche un semplice soffio umano è sufficiente a staccare facilmente ciascun seme, che vola lontano in cerca di un terreno fertile dove germinare.
Ogni seme, o achene, è dotato di una minuscola “paracadute” peloso, il pappo, che permette alla pianta di colonizzare nuovi spazi, anche a distanza considerevole dalla pianta madre. Questo meccanismo, oltre a essere affascinante da osservare, risulta molto efficace in termini ecologici, spiegando la grande diffusione spontanea di queste erbacee.
Nomi scientifici e popolari: curiosità e tradizione
Oltre ai già menzionati “dente di leone” e “soffione”, il tarassaco porta con sé una kaleidoscopica varietà di appellativi popolari: tra i tanti spiccano “pisciacan”, “cicoria selvatica”, “piscialletto” o “ingrassa porci”, riferimenti sia alle proprietà diuretiche sia alla diffusione della pianta nei pascoli. In ambito scientifico, invece, il nome è Taraxacum officinale, termine che identifica con precisione la specie più rappresentativa di questa curiosa famiglia erbacea. Anche altri nomi botanici, come Sonchus e Cirsium, vanno ricordati per catalogare altre piante che producono soffioni meno conosciuti.
Il soffione è tuttavia diventato nel tempo un simbolo universale di leggerezza e libertà: nelle tradizioni popolari diffusesi in tutta Europa, soffiare su questi fiori è un gesto associato all’infanzia, ai desideri e ai sogni; si dice che soffiando su un soffione e osservando i ciuffi che volano, si possa “spedire” un desiderio nel vento, affinché esso si realizzi.
Collegamenti botanici e spiegazione tecnica
Tutti i “soffioni” sono quindi legati botanicamente al meccanismo di dispersione dei semi tramite il vento, tipico delle infiorescenze con pappo evolute all’interno della vasta famiglia delle Asteraceae, di cui fanno parte anche margherite e cardi. Va precisato che ogni singolo seme prodotto da queste piante è un achene, e il ciuffo piumoso che lo accompagna prende il nome di pappo, una struttura molto efficiente dal punto di vista della disseminazione.
Il tarassaco, sotto il profilo botanico, è una pianta ermafrodita i cui fiori sono disposti a “capolino” e che, dopo la fioritura, sviluppa una consistente sfera formata da moltissimi pappi, ciascuno adibito al trasporto di un seme. Questa modalità di dispersione si definisce in botanica anemofila, ossia favorita dal vento.
Numerose specie diverse, per struttura e sviluppo simili, favoriscono quindi il diffondersi di questi fenomeni osservabili nei prati dalla primavera in poi; è proprio la loro presenza a conferire a molti scenari rurali quella tipica atmosfera leggera e poetica che ha reso il soffione celebre anche nelle arti figurative e nella letteratura.
In definitiva, quando si parla di “fiori che si soffiano”, si fa comunemente riferimento al tarassaco ma anche a varie altre erbe appartenenti alle Asteraceae, accomunate dalla presenza del pappo e da un simile ciclo di dispersione dei semi, elementi di grande fascino e valore ecologico.