Hai trovato monete romane? Ecco l’errore che le rovina per sempre quando tenti di pulirle

Chi trova delle monete romane spesso si entusiasma all’idea di riportare alla luce splendori di un’epoca passata e, spinto dall’euforia, pensa subito a pulirle per scoprirne i dettagli o migliorarne l’aspetto. Tuttavia, la pulizia non corretta delle monete antiche può rovinare in modo irreversibile un autentico reperto archeologico, azzerandone il valore storico ed economico. Prima di intervenire, è fondamentale conoscere l’errore più grave e adottare le tecniche giuste per la salvaguardia del pezzo ritrovato.

L’errore fatale: la perdita della patina

L’errore che rovina per sempre una moneta romana è la rimozione della patina, ossia la sottile pellicola che si è formata naturalmente sulla superficie dopo secoli di ossidazione e reazioni chimiche. Questa patina, spesso verdastra per le monete in bronzo o rame, o marrone/nera in altre leghe, è l’aspetto più prezioso e delicato del reperto. Eliminare la patina con mezzi aggressivi, prodotti chimici o strofinando energicamente, significa non solo far perdere valore collezionistico e storico, ma anche danneggiare irrimediabilmente la materia originale della moneta.Patina (Wikipedia)

Molti principianti, desiderosi di vedere “brillare” la loro scoperta, utilizzano spazzole metalliche, acidi, detergenti forti o abrasivi da cucina, non rendendosi conto che così rimuovono secoli di storia. Una moneta privata della sua patina diventa banale, pierde autenticità, e persino per gli archeologi e i numismatici il reperto perde ogni interesse scientifico. La regola d’oro è dunque evitare qualsiasi intervento invasivo che alteri il rivestimento naturale della moneta.

Le tecniche corrette per la pulizia

L’eventuale pulizia delle monete romane deve essere delicatissima e mirata solo alla rimozione dello sporco superficiale, lasciando intatta la patina. Ecco le procedure suggerite dagli esperti:

  • Ammollo in acqua distillata: il metodo più sicuro consiste nel lasciare la moneta per giorni (o settimane) in semplice acqua distillata, cambiandola frequentemente. Questo processo aiuta ad ammorbidire i depositi superficiali senza alterare la struttura della moneta.
  • Uso di sapone neutro: solo nel caso di incrostazioni leggere, si può usare sapone molto delicato disciolto in acqua tiepida, massaggiando con le dita o con un panno morbido, senza mai strofinare energicamente.
  • Spazzolino a setole morbide o matita: per alcuni punti ostinati, un vecchio spazzolino da denti a setole morbide o persino una matita morbida in grafite (tipo 2B o 3B) possono aiutare, sempre esercitando una pressione minima e senza insistere sulle zone con patina fragile.
  • Risciacquo e asciugatura: dopo ogni intervento, è importante sciacquare la moneta con cura sotto acqua distillata e asciugare tamponando con un panno pulito e morbido, mai strofinando.

Questi metodi tradizionali sono i più raccomandati anche da archeologi e restauratori numismatici, perché conservano intatto il valore storico della moneta e ne evitano l’alterazione chimica.

Cosa NON fare mai: errori comuni e dannosi

L’errore più diffuso è cedere alla tentazione di ricorrere a prodotti “miracolosi” o metodi casalinghi aggressivi. Di seguito alcuni degli sbagli che più frequentemente portano a danni:

  • Acidi e agenti chimici forti: l’uso di anticalcare, candeggina, prodotti per l’argento, limone concentrato o aceto puro provoca corrosione, eliminando la patina originale e lasciando la moneta opaca o completamente diversa dall’originale.
  • Spazzole metalliche, pagliette, carta abrasiva: anche una sola passata può lasciare graffi profondi che non potranno mai più essere eliminati, distruggendo ogni residuo di valore numismatico.
  • Bicarbonato usato in modo scorretto: sebbene il bicarbonato di sodio sia un leggero abrasivo naturale, va usato in pasta con estrema cautela e solo su monete di scarso interesse o già prive della patina. Altrimenti, può erodere la superficie e alterare la “pelle” del metallo.
  • Asciugatura in forno, vicino a fonti di calore o alla luce solare diretta: le variazioni rapide di temperatura o l’esposizione a radiazioni UV accelerano l’ossidazione e innescano processi di degrado strutturale nel metallo.

Le monete romane sono fragili anche se appaiono robuste: ogni intervento sbagliato è un danno irreversibile alla storia oltre che al portafoglio.

Valore delle monete e importanza della patina

La patina di una moneta romana dice molto sul tipo di tumulazione, sulle condizioni ambientali che ha attraversato e, spesso, aiuta anche a identificarne le zecche di origine. Mantenere intatto questo strato significa salvaguardare una fonte unica di informazioni per storici e archeologi. Ciò vale anche da un punto di vista meramente economico: gli appassionati di numismatica e i collezionisti pagano molto di più per monete con patina originale ben conservata rispetto a esemplari “sfregati” o “lucidati”.

Una moneta dall’aspetto lucido, senza traccia di patina, perde fascino ed è vista di cattivo occhio sul mercato antiquario e presso gli studiosi. Anzi, è proprio la presenza della patina a essere considerata segno di originalità e autenticità. La numismatica moderna condanna la pulizia invasiva e valorizza invece la conservazione della superficie così come raggiunta dopo secoli sotto terra.

Per evitare di cadere in tentazione e rovinare un pezzo raro, la soluzione migliore resta sempre quella di non intervenire o affidarsi a un esperto, soprattutto di fronte a esemplari che potrebbero avere un forte valore storico o commerciale.

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