Quanto guadagna lo stato dalle slot machine? Ecco la cifra che ti farà arrabbiare

Nel corso degli ultimi anni, le slot machine si sono confermate come una delle forme di gioco d’azzardo più diffuse e redditizie in Italia. I dati disponibili per il periodo 2024-2025 evidenziano una tendenza in costante crescita: la spesa totale degli italiani nel gioco d’azzardo ha raggiunto la cifra record di 157 miliardi di euro nel 2024 e, secondo le previsioni, supererà i 160 miliardi nel 2025. Di questa imponente somma, le slot machine rappresentano la quota predominante, generando la fetta maggiore dei ricavi nel settore.

L’impatto fiscale del gioco d’azzardo sulle casse dello Stato

L’aspetto che suscita maggior interesse e spesso rabbia nell’opinione pubblica riguarda il guadagno dello Stato derivante dal gioco d’azzardo e, in particolare, dalle slot machine. Nel 2024, il gioco d’azzardo ha rappresentato il 36,2% del gettito erariale complessivo. Ciò significa che più di un terzo delle entrate fiscali deriva da questa tipologia di attività, che supera di oltre 20 miliardi la spesa annuale per la sanità pubblica italiana e oscura investimenti chiave come quelli per l’istruzione e il bilancio aggregato di tutti i comuni italiani.

Per dare un’idea tangibile delle cifre in gioco, nel 2021 l’“investimento” degli italiani nel gioco d’azzardo era circa 111 miliardi di euro, mentre solo tre anni dopo la cifra era aumentata di quasi 50 miliardi. La tendenza al rialzo non sembra destinata a fermarsi, con proiezioni che parlano di 175 miliardi per il 2026.

Slot machine: quanto finisce effettivamente nelle casse pubbliche?

Le slot machine costituiscono oltre il 75% dei ricavi totali dell’intero comparto del gioco in Italia, rendendo il loro contributo alle casse pubbliche particolarmente significativo. Il funzionamento del sistema fiscale sulle slot si basa su tasse, imposte e prelievi applicati ai volumi di denaro giocato. Analizzando il meccanismo di redistribuzione dei soldi, emerge che circa la metà della raccolta complessiva finisce direttamente allo Stato, mentre la restante parte va agli operatori (concessionari, produttori, locali fisici).

Il ruolo del payout

Un concetto chiave da comprendere è quello di payout (slot machine), ossia la percentuale di denaro che ritorna ai giocatori sotto forma di premi e vincite. In media, il payout delle slot italiane si attesta attorno al 70-80%, il che significa che, su 10 euro giocati, tra 7 e 8 euro tornano (statisticamente) nelle tasche degli utenti come vincite, mentre i restanti 2-3 euro sono suddivisi tra Stato ed esercenti.

La quota esatta che lo Stato trattiene dalle slot dipende da vari fattori: aliquota fiscale, tipo di apparecchio, regime di concessione e accordi con i gestori. Nel 2016, i proventi delle slot avevano fruttato alle casse pubbliche oltre 10 miliardi di euro, una cifra corrispondente a circa il 2% di tutte le entrate statali di quell’anno. Ma la progressiva crescita dei volumi giocati e delle aliquote fa sì che tale cifra possa essere oggi tranquillamente stimata ben più alta e, nel contesto attuale, oscillare tra 15 e 20 miliardi di euro annui, considerando l’andamento degli ultimi esercizi.

Perché questa cifra suscita indignazione?

L’entità del guadagno pubblico dalle slot diventa ancora più evidente se rapportata alle esigenze sociali del Paese. Solo per il 2024, quanto raccolto dallo Stato superava le spese sanitarie e rappresentava una cifra più elevata rispetto ai fondi destinati a istruzione e gestione dei comuni. Questa disparità alimenta la discussione etica attorno alla lieta accettazione di risorse provenienti dal gioco, attività che spesso genera dipendenza, disagio sociale, indebitamento e problematiche di ordine pubblico.

Mentre da una parte il gioco d’azzardo costituisce una fonte straordinaria di gettito fiscale difficilmente sostituibile senza dolorose riforme, dall’altra molti criticano la “dipendenza erariale” dallo stesso, sottolineando come il prezzo sociale — terapie di cura, servizi sociali, perdita di produttività, disagio familiare — rischia di annullare il beneficio economico a medio-lungo termine.

Prospettive future e cambiamenti attesi

Il sistema italiano del gioco d’azzardo legale è estremamente articolato, con una filiera che coinvolge l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, imprese concessionarie, gestori, produttori di apparecchi ed esercizi commerciali. Nonostante le discussioni su possibili restrizioni, tagli delle concessioni e aumento della tassazione sulle vincite, la tendenza verso l’aumento del gettito non sembra destinata a esaurirsi nel breve periodo. Nel solo 2025, si prevede che le slot machine contribuiranno per una cifra imponente, superiore a quella di interi settori strategici per il benessere collettivo.

In questa prospettiva, i dati mostrano quanto il comparto sia strutturale per le entrate pubbliche italiane. Nonostante le criticità, lo Stato continua a vedere nelle slot uno strumento fiscale fondamentale ma anche una materia da regolare e monitorare costantemente, consapevole delle ricadute sociali e della necessità di investire maggiormente in prevenzione, informazione e supporto per le fasce più deboli.

L’auspicio di molti esperti e associazioni è quello di destinare una quota più ampia del gettito derivante dalle slot e dal gioco d’azzardo in generale a progetti di contrasto alla ludopatia e di sostegno sociale. Solo così si potrebbe — almeno in parte — bilanciare il pesante impatto che questa industria continua ad avere sulla società italiana, mantenendo però un equilibrio tra esigenze di bilancio e responsabilità etica.

Alla luce di questi dati, non stupisce che la cifra effettiva incassata dallo Stato grazie alle slot possa suscitare inquietudine o indignazione tra i cittadini più sensibili alle tematiche sociali. La questione resta quindi estremamente controversa, e rappresenta uno dei nodi centrali nel dibattito tra politica fiscale, responsabilità sociale e tutela della salute pubblica.

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